Se state cercando lavoro e vi sembra che nei questionari delle procedure di selezione del personale vi vengano fatte un po’ troppe domande, tra cui qualcuna anche indiscreta...attenzione: potreste trovarvi davanti ad un presunto datore di lavoro che rischia una sanzione per violazione della Privacy.
E' uno degli ultimi casi di violazione recentemente avvenuti, quello di una società che sottoponeva a coloro che si candidavano per essere assunti (ma anche ai propri dipendenti) dei questionari mirati a raccogliere approfondite informazioni della loro vita privata, con domande sulle credenze religiose, sulle relazioni familiari, sulle condizioni di salute e anche sul possibile stato di gravidanza.
E' così che il Garante Privacy ha inflitto una multa di 12.500 euro alla società che pretendeva troppe informazioni non necessarie rispetto alle finalità perseguite della ricerca e selezione del personale e della gestione del rapporto di lavoro, violando i princìpi di “necessità” e di “minimizzazione” sanciti dall’art. 5 del Regolamento Europeo sulla protezione dei dati personali (GDPR).
Inoltre, l’art. 8 della Legge 300/1970 disciplina in Italia il “divieto al datore di lavoro, ai fini dell'assunzione, come nel corso dello svolgimento del rapporto di lavoro, di effettuare indagini, anche a mezzo di terzi, sulle opinioni politiche, religiose o sindacali del lavoratore, nonché su fatti non rilevanti ai fini della valutazione dell'attitudine professionale del lavoratore”.
Come comportarsi?
Il primo punto necessario è fornire un'informativa all’interessato con i contenuti previsti dall'apposita norma del Regolamento Europeo, ovvero l'identità e i dati di contatto del Titolare del trattamento e del Responsabile della protezione dei dati, la finalità e la base giuridica del trattamento, gli eventuali legittimi interessi perseguiti dal Titolare, i destinatari dei dati personali, l'eventuale intenzione di trasferire i dati ad un Paese terzo, il periodo di conservazione, l'esistenza del diritto dell'interessato di chiedere l'accesso, la rettifica, la cancellazione e la portabilità dei dati, così come quello di proporre reclamo all'Autorità di Controllo e molto altro.
Il secondo punto a cui prestare molta attenzione è quello delle domande che vengono poste ai candidati: queste devono sempre essere riferite al complesso della vita professionale e mai alla sfera intima e privata, ad esempio non è possibile chiedere se si è sposati, fidanzati o se si hanno figli, come non si può indagare sull'orientamento politico o religioso dell'ipotetico futuro collaboratore.
Precisa il Garante, che la violazione in taluni casi può provocare sanzioni al datore di lavoro che possono arrivare fino a 20 milioni di euro o al 4% del fatturato.
Attenzione quindi a predisporre la documentazione necessaria, ma anche alle domande che vengono fatte ai candidati.
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