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Assistenti digitali: la nostra Privacy è al sicuro?

Aggiornamento: 22 giu 2020

Se in casa avete un assistente digitale, o state pensando di acquistarne uno per sfruttarne le tante funzionalità o semplicemente per pura curiosità e pensate di riuscire a mantenere il controllo della vostra Privacy tra le mura domestiche, probabilmente non siete al corrente che i cosìddetti “smart speaker” possono attivarsi non solo quando date loro un esplicito comando vocale, ma anche quando pronunciate espressioni che hanno una certa assonanza con le parole chiave predefinite, rischiando così per finire di essere ascoltati anche quando non ne siete affatto consapevoli.

E’ questa la recente la scoperta di Stephen Hall, Managing Editor di 9to5Google, che durante una prova effettuata su uno dei tanti dispositivi Android, al tipico comando vocale “Ok Google”, ha appreso con enorme stupore che l’assistente vocale si è attivato con ben 17 parole diverse che, seppur foneticamente somiglianti al comando tradizionale, se ne discostavano lessicalmente in modo significativo (“Ok Hugo”, “Ok Boo Boo”, “Ok Frugal”, “Ok Dougal”).

E' inoltre emerso che tra le espressioni rilevate era solitamente presente la parola “ok”, locuzione diffusamente usata dalla maggioranza delle persone di tutto il mondo (anche da noi italiani!) nelle conversazioni quotidiane come cenno di assenso, per questo risulta preoccupante l'idea che l'assistente virtuale possa attivarsi anche involontariamente ogni volta che questa parola viene pronunciata anteponendola ad un qualsivoglia discorso tra le mura domestiche, ledendo così la nostra Privacy.

E se qualcuno pensa che episodi di questo tipo possano accadere solo sporadicamente, a smentirlo sono i risultati di una ricerca condotta dalla Northeastern University in cui gli studiosi hanno sottoposto i dispositivi ad ore ed ore di episodi di serie tv e show presenti su Netflix, dimostrando che questi si attivavano da soli fino a 19 volte al giorno, semplicemente ascoltando la televisione e non la voce del suo proprietario (quando invece non avrebbero dovuto).


A cosa servono gli assistenti digitali

Gli assistenti virtuali o digitali possono fare praticamente qualsiasi cosa: rispondere a domande, raccontare barzellette, riprodurre brani musicali e controllare oggetti domestici come luci, termostati, serrature e dispositivi per smart home. Riescono a rispondere ad ogni sorta di comando vocale, inviare messaggi di testo, effettuare telefonate, impostare promemoria. Qualsiasi cosa si possa fare sul cellulare, si può chiedere che venga fatta dall'assistente virtuale.

Questi dispositivi possono imparare col tempo a conoscere le abitudini e i gusti di chi li utilizza, diventando sempre più "intelligenti", infatti, grazie all'intelligenza artificiale, possono comprendere il linguaggio naturale, riconoscere i volti, identificare gli oggetti e comunicare con altri dispositivi e software smart.

La loro potenza non potrà che aumentare col passare del tempo mentre il mercato vede già oggi una crescita che pare ormai inarrestabile: secondo le previsioni degli analisti di Juniper Research, entro il 2024 il numero dei dispositivi installati raggiungerà quota 8,4 miliardi, superando addirittura quello della popolazione mondiale, ma già alla fine di quest’anno ci saranno 4,2 miliardi di assistenti vocali a livello globale.


I più diffusi brand


Ma quali sono i noti dispositivi di cui tanto si parla? Tra i principali attori del mercato tecnologico vi sono naturalmente quelli di Amazon, che nel primo trimestre del 2020 consolida il suo primato con una quota di mercato in aumento dal 21,5 al 23,5%, poi Google che passa dal 17,9 al 19,3%, e a seguire aziende cinesi come Baidu, Alibaba e Xiaomi, che in questo ultimo periodo sono state però penalizzate da un calo produttivo dovuto all’emergenza del Coronavirus.


Dispositivi e Privacy: qualche accortezza


E' evidente che dietro il repentino boom degli assistenti digitali ci siano le enormi fette di mercato del business planetario dell’advertising e del marketing ad ingolosire i giganti dell’hi-tech, in ogni caso i dispositivi dovrebbero essere conformi al Gdpr rispondendo anche ai criteri di Privacy by Design e Privacy by Default, secondo i quali il Titolare del trattamento deve prevedere fin dall'inizio garanzie indispensabili a tutelare i diritti degli interessati, assicurandosi di mettere in atto “misure tecniche ed organizzative adeguate per garantire che siano trattati, per impostazione predefinita, solo i dati personali necessari per ogni specifica finalità del trattamento“, ed è per questo auspicabile che le Autorità europee per la protezione dei dati facciano luce quanto prima sui tanti aspetti che ad oggi ancora non convincono.

Nel frattempo, per cercare di arginare le insidie alla nostra Privacy e alla nostra intimità casalinga derivanti dall’utilizzo degli assistenti digitali, gli utenti dovrebbero acquisire consapevolezza e valutare davvero bene se procedere all'acquisto.

Nel caso in cui la voglia di seguire questa nuova tendenza sia proprio irrinunciabile, prima di ritrovarsi vittime di un incubo tecnologico stile "Jexi" (commedia romantica americana-canadese dove un uomo si ritrova ossessionato dal suo smartphone) sarà fondamentale seguire le raccomandazioni del Garante per la protezione dei dati e una serie di piccole ma utili accortezze:

- leggere con attenzione l’informativa sul trattamento dei dati personali del dispositivo che si intende acquistare;

- fornire solo le informazioni specificamente necessarie per la registrazione e l’attivazione dei servizi;

- utilizzare pseudonimi per gli account (a maggior ragione se riferiti a minori);

- cancellare periodicamente la cronologia delle informazioni registrate;

- disattivare l’assistente digitale quando non lo usiamo.


Per maggiori informazioni contattaci, i nostri esperti Privacy sono a tua disposizione!


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