Dopo oltre due anni dall'entrata in vigore del GDPR, ancora oggi quando parliamo di Privacy tendiamo a generalizzare sottovalutando alcuni strumenti di trattamento dati nell'ottica della compilance.
Forse non siamo del tutto consapevoli, ma nel mondo dell'instant messaging l’illecito personale è sempre in agguato dietro l’angolo. Gesti normali, abitudini all’ordine del giorno, prassi ormai consolidate (come l’inserimento all’interno di un gruppo WhatsApp o di altri sistemi di chat di un utente che non ha dato il suo consenso) possono tramutarsi in pesanti violazioni Privacy.
Nello specifico infatti, il trattamento dati svolto per proprio conto dai fornitori dei servizi di messaggistica istantanea come WhatsApp non sempre viene gestito in maniera adeguata, col rischio non solo di esposizione a violazioni e sanzioni, ma anche e soprattutto con pesanti ripercussioni sulla Privacy degli ignari utenti.
L’esternalizzazione del trattamento
Affidare un determinato servizio ad un soggetto terzo, può spesso implicare anche una esternalizzazione del trattamento di dati personali. In un’ottica di responsabilizzazione e consapevolezza (vedi l'articolo "Cosa significa Accountability?"), il Titolare del trattamento è tenuto ad avere una visione chiara del flusso dei trattamenti e di tutti i soggetti che a vario titolo sono in esso coinvolti, dimostrando così di aver posto in essere una scelta ponderata e consapevole, imponendo al fornitore che effettui trattamenti per proprio conto una serie di obblighi e garanzie volti a tutelare la sicurezza dei dati e i diritti degli interessati.
Risulta comunque difficile pensare che una realtà aziendale che opera a livello nazionale o addirittura internazionale con un enorme quantitativo di clienti possa analizzare e siglare, con ognuno di essi, singoli accordi in termini di trattamento di dati personali svolti.
In queste ipotesi è sicuramente più probabile che sia il fornitore a predisporre un Data Protection Agreement (DPA) in cui riconosce il suo ruolo di Responsabile e comunica al cliente/Titolare i propri obblighi e tutte le garanzie offerte.
Sarà dunque interesse del cliente/Titolare verificare innanzitutto l’esistenza di tale DPA, valutandone poi il contenuto per capire se le garanzie offerte rispondano alle esigenze della propria specifica realtà organizzativa ed, eventualmente, confrontandole con quelle offerte da altri fornitori.
Ma noi utenti, come possiamo migliorare ulteriormente la sicurezza del nostro account, riducendo così le chance che i nostri dati vadano a finire in mani sbagliate?
Ecco alcuni semplici accorgimenti da poter mettere in pratica.
L’autenticazione a due fattori
E' uno strumento di sicurezza che impedisce che altre persone possano accedere al nostro account, utilizzando esclusivamente il numero di telefono. Come è noto, per attivare il servizio di messaggistica, l’app ha bisogno di un codice di verifica, che se intercettato potrebbe mettere in pericolo i nostri dati. La verifica a due passaggi, una volta attivata, oltre al numero di telefono, necessita di un codice a 6 cifre. Senza il PIN, è impossibile usare WhatsApp. Per abilitarla, aprite le impostazioni dell’applicazione. Cliccate su “Account” e, poi, su “Verifica in due passaggi”. A questo punto dovrete premere su “Attiva”. WhatsApp vi chiederà di inserire il codice di sicurezza a 6 cifre e un indirizzo email (utile per resettare la password).
Proteggere la propria privacy
Come per i social network, quando vogliamo che le fotografie che pubblichiamo venissero viste solo dai nostri amici, anche su WhatsApp se non vogliamo che qualcuno si impossessi della nostra immagine di profilo è bene agire, impedendogli di accedere alle foto. Per farlo, dalle impostazioni dell’app, aprite “Account” e da qui selezionate “Privacy”. Nel successivo menu cliccate “Immagine del profilo” e, infine, su “I miei contatti”.
Mettere sotto chiave WhatsApp
Tralasciando le password e i sistemi di sicurezza biometrici, un utile stratagemma per proteggere WhatsApp è affidarsi ad applicazioni esterne, il cui compito principale è quello di bloccare l’accesso all’app di Facebook. I software non fanno altro che permettere agli utenti di impostare un codice, senza il quale WhatsApp non può essere aperta. I sistemi sono molto utili quando, ad esempio, prestiamo il cellulare a qualcuno.
Chiudere la galleria
Anche se il procedimento è leggermente complesso, un’arma molto utile contro i “ficcanaso” è quella che riguarda il blocco dell'archiviazione delle foto inviate e ricevute nella galleria immagini. Controllate se sul vostro smartphone Android c’è un file manager (di solito la maggior parte dei dispositivi ne ha uno preinstallato) e usatelo per cercare la cartella immagini di WhatsApp. A questo punto, una volta individuata, premete sull’icona a forma di "+" e create il file ".nomedia". Riavviate il telefono e le immagini di WhatsApp scompariranno dalla galleria.
Attenzione ai link sospetti
Sono davvero tanti i pericoli che corrono su WhatsApp: spesso il trucco utilizzato dagli hacker è lo stesso: un testo e un link da aprire. I rischi vanno dal phishing a malware e virus. Non cascateci, non cliccate mai su link sospetti e provenienti da persone sconosciute.(per un valido aiuto leggi anche l'articolo "Antivirus: Se sei SMART hai bisogno di lui!")
Chiedere la cancellazione dell’account
Se arrivate a chiedere la cancellazione dell’account è perché avete smarrito il cellulare oppure qualcuno ve l’ha rubato. In questi casi è consigliabile disattivare il profilo WhatsApp. L’unico modo è mandare un’email all’azienda. Il messaggio dovrà essere inviato all’indirizzo support@whatsapp.com e avere il seguente oggetto: "Perso/rubato: disattivazione del mio account", a cui bisognerà aggiungere il proprio numero di telefono (ricordatevi di inserire il numero per esteso, usando lo standard internazionale).
Ovviamente per qualsiasi informazione o suggerimento contattaci pure senza impegno, i nostri esperti sono a tua disposizione ai seguenti recapiti:
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