Suona strana e parecchio inquientante la nuova tecnica di attacco alla Privacy scoperta da un team di accademici dell’Università Ben-Gurion del Negev e dell’Istituto di Scienza Weizmann. Eppure, a quanto pare, secondo i ricercatori un impianto di illuminazione per interni può mettere a rischio la nostra sfera intima: si tratta di Lamphone!
Mediante questa modalità infatti, sfruttando la nuova tecnica di attacco definita appunto "Lamphone", sarebbe possibile spiare conversazioni e registrazioni audio semplicemente osservando la quantità di luce emessa da una lampadina sospesa visibile da una finestra di una stanza, sfruttando il principio secondo cui le superfici degli oggetti vibrano quando colpiti da un’onda sonora.
Il metodo d’attacco Lamphone
Questo metodo di attacco consente di recuperare voci e suoni all’interno di una stanza, trasducendo le vibrazioni generate dalla pressione dell’aria prodotta dalle onde sonore. Queste, riverberandosi sulla superficie di una lampadina appesa al soffitto della stanza stessa, producono l’emissione di impercettibili sfarfallii luminosi che possono essere decodificati per ricostruire un segnale acustico.
Il modello Lamphone
Il modello di progetto prevede:
un sensore elettro-ottico remoto per analizzare la risposta in frequenza al suono di una lampadina a sospensione;
un telescopio per catturare il segnale ottico;
un gruppo di campionamento ed elaborazione per isolare il segnale audio dal segnale ottico elaborandolo tramite l’implementazione di un algoritmo.
Le prove
I ricercatori hanno testato le prestazioni dell’attacco Lamphone valutando la capacità di recuperare discorsi e brani musicali da un ufficio situato al terzo piano di un edificio e ad una distanza in linea d’area di 25 metri dall’osservatore.
Il recupero è stato possibile osservando, attraverso la finestra della stanza, le emissioni di luce prodotte dalle vibrazioni di una lampadina LED tipo E27 alloggiata in un portalampada a soffitto.
Gli esperimenti hanno consentito di recuperare due brani (“Clock” dei Coldplay e “Let it be” dei Beatles) e un audio vocale (la famosa frase proferita dal presidente Donald Trump: “We will make America great again”) riprodotti tramite degli altoparlanti posti all’interno della stanza target.
Che futuro ci aspetta
Questa nuova tecnica di spionaggio apre nuovi scenari e fornisce interessanti spunti di ricerca per il futuro, mirati ad analizzare la possibilità di recuperare il suono anche attraverso nuove fonti.
Ma come per ogni tecnica d’attacco, conoscendone sia i punti deboli che di forza, è opportuno correre ai ripari adottando possibili soluzioni di protezione.
Infatti, per il buon esito di un attacco Lamphone, occorrono come prerequisiti:
una linea di vista diretta;
che le conversazioni siano abbastanza rumorose per generare vibrazioni;
che la fonte sonora sia abbastanza vicina alla lampadina.
Ovviamente il test è avvenuto in condizioni ideali, con la lampadina sospesa dal soffitto in un ambiente altrimenti silenzioso ed a breve distanza dagli interlocutori. Inoltre il bulbo era chiaramente visibile dalla posizione dell’attaccante, anche una semplice tenda inframezzo sarebbe bastata a rendere impraticabile il tutto.
Resta il fatto che, avendo avuto successo, l’esperimento rappresenta una potenziale minaccia alla Privacy, in quanto la tecnica potrebbe essere ulteriormente integrata e perfezionata per spiare ignare vittime recuperando l’audio da fonti che possono essere utilizzate come microfoni: altoparlanti, sensori di movimento, hard disk o addirittura superfici d’appoggio piane.
Attenzione quindi a chiudere tende e tapparelle delle finestre quando affrontate conversazioni private che non volete rischiare che vengano intercettate!
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