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Whatsapp cambia le regole: cosa fare?

Immagine del redattore: Enterprise SolutionsEnterprise Solutions

Aggiornamento: 13 gen 2021

Ricordatevi questa data: 8 febbraio 2021.

E' il giorno in cui, se non avrete accettato i nuovi termini di servizio e la Privacy Policy di Whatsapp, non potrete più usare l'applicazione.


L'iniziativa (e soprattutto la scadenza) sta suscitando non poche perplessità e timori collettivi di perdere il controllo della propria Privacy, in particolare relativamente alla condivisione dei dati personali con le altre aziende di Facebook.


E mentre Whatsapp precisa che per gli utenti dell'Unione Europea e del Regno Unito non cambierà niente, noi vi sveleremo invece qual è la novità interessante che ci riguarda.


Ecco di cosa si tratta.


In Europa si presenta l'occasione per comprendere il valore del GDPR, troppo spesso avvertito come un peso sia dalle aziende che dalle persone.


Questa è infatti una di quelle circostanze in cui possiamo renderci conto dell'importanza del Regolamento Europeo, che ci offre protezione da quella che sembra una delle più grandi operazioni di accentramento di dati personali.

E' infatti proprio grazie al GDPR che in Italia ed in Europa non sono ammesse prese di posizione unilaterali sul trattamento dei dati personali per fini di marketing e profilazione a prescindere dalla libertà di scelta di esprimere un consenso da parte dell'individuo interessato al trattamento.


In che mani finiranno i nostri dati?


La nuova Informativa Privacy di Whatsapp del 2021 è stata pubblicata con un aggiornamento lanciato il 4 gennaio e approfondisce i modi in cui vengono trattati i dati e come le aziende che si servono di Whatsapp Business possono usare i servizi di Facebook per la gestione delle chat.


I termini di servizio e la Privacy Policy evidenziano subito delle differenze in base al fatto che l'utente risieda o meno all'interno dell'Unione Europea con link ai rispettivi documenti: l'età è uno dei parametri che rende possibile l'iscrizione, sedici anni per gli utenti europei e tredici per quelli residenti in altre regioni, ma la differenza più importante è quella che riguarda le attività di Data Sharing (ovvero di condivisione dei dati), che sembra assente nell'Informativa Europea.

Questa informazione riguarda infatti gli utenti che non risiedono all'interno dell'Unione Europea perché riguardo alla gestione dei dati con le altre aziende legate a Facebook, l'Informativa europea precisa che le informazioni condivise da Whatsapp con le altre imprese non possono essere utilizzate da queste per finalità proprie.


Il concetto è stato riportato anche dall'Ansa qualche giorno fa sulla base di quanto dichiarato da un portavoce di Whatsapp:

“Non ci sono modifiche alle modalità di condivisione dei dati di WhatsApp nella Regione europea, incluso il Regno Unito, derivanti dall’aggiornamento dei Termini di servizio e dall’Informativa sulla privacy. Non condividiamo i dati degli utenti dell’area europea con Facebook allo scopo di consentire a Facebook di utilizzare tali dati per migliorare i propri prodotti o le proprie pubblicità”.



Il punto di vista dell'azienda è stato chiarito ulteriormente via Twitter da Niamh Sweeney, Director of Policy per Whatsapp dell'area EMEA:

“Oggi Facebook non usa le informazioni del tuo account WhatsApp per migliorare le tue esperienze con i prodotti di Facebook. Qualora in futuro decidessimo di condividere tali dati con le aziende di Facebook per questo scopo, lo faremo solo dopo aver raggiunto un accordo con la commissione per la protezione dei dati irlandese”.


Le dichiarazioni rilasciate rivelano comunque una non trascurabile contraddizione.


E' infatti noto che Facebook sia stata dichiarata dalla Corte di Giustizia Europea (con sentenza Schrems II) non capace di garantire la tutela dei diritti degli utenti europei. "L’invio di dati in USA non è sicuro. Possono usare crittografia, possono avere dei server protetti, ma l’invio dei dati in USA non è sicuro". Lo dice la Corte maggiore dell’Unione Europea. Per questo motivo anche l’Autorità di Controllo irlandese ha ingiunto alla società di Mark Zuckerberg di portare tutti i server in UE conformandosi così alla sentenza del 16 luglio. Facebook non solo non ha adempiuto a tale ordine ma ora, con questa modifica dei termini di WhatsApp si appresta a trasferire dalla app di messaggistica alle altre società del gruppo, una mole enorme di dati.

Ma quali sono i dati che Whatsapp raccoglie?

Ebbene, l’Informativa Privacy ci dice che WhatsApp raccoglie "dati di posizione, modalità di utilizzo dei servizi, le impostazioni scelte, le modalità di interazione con gli altri, incluse le interazioni con le attività commerciali, oltre agli orari, alla frequenza e alla durata delle attività e delle interazioni", vengono inoltre raccolte "informazioni su nome, immagine e descrizione dei gruppi a cui l’utente partecipa, funzioni di pagamento o business, foto del profilo, informazioni in Info, informazioni su quando l’utente è online, sull’ultimo accesso e sull’ultima volta in cui l’utente ha aggiornato le informazioni in Info”.


Tutte queste informazioni (e dati personali) verranno scambiate con tutte le società del Gruppo Facebook per agevolare, sostenere e integrare le loro attività e migliorare i loro servizi.


Ma se vi state chiedendo di quali attività e servizi stiamo parlando...questo non è precisato!

È quindi evidente che dati (anche molto sensibili) di un numero incalcolabile di cittadini europei rischiano di finire in una sorta di buco nero (o per meglio dire, di diventare proprietà di un numero imprecisato di grandi e a noi sconosciute aziende nel mondo) sfuggendo al reale controllo che invece vorrebbe il GDPR.


Una cosa è certa: quella sottile barriera che separava WhatsApp da Facebook è destinata a cadere consentendo a Zuckerberg di monetizzare quanto speso per l’acquisto della nota app di messaggistica. I dati verranno usati per fini non chiari ed inviati in un luogo non sicuro, e questo, oltre a destare seri dubbi di legittimità, è un grosso rischio per la sicurezza dei cittadini europei.


E adesso, cosa fare entro l'8 febbraio?


Per gli esperti della materia la prima cosa che indispettisce nel momento della richiesta di accettazione dei termini è la mancanza assoluta di granularità del consenso: ossia, con un solo click si accetta di cedere qualsiasi tipo di nostro dato e per qualsiasi finalità a Zuckerberg.

Modalità alquanto inaccettabile di trattare i dati personali per il nostro Regolamento sulla Privacy e, fortunatamente per noi, in Europa per il momento Facebook trova una porta sbarrata proprio grazie al GDPR. Ma per quanto?


Ecco, potremo dire fino a che Zuckerberg non troverà una scorciatoia, un escamotage per poter aggirare l'ostacolo senza rimetterci troppo. Per questo dovremmo cominciare a guardarci intorno.


Esistono decine di applicazioni di messaggistica istantanea molto simili a Whatsapp e lontane dalle intenzioni di sfruttamento intensivo di dati personali prediligendo la buona fruibilità e la propria diffusione, quindi valutiamole bene entro l'8 febbraio per evitare di mettere a rischio oltre i nostri dati personali anche quelli dei nostri contatti!



Per saperne di più i nostri consulenti sono a tua disposizione per qualsiasi chiarimento e supporto ai nostri contatti:

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